Negli ultimi anni il Legislatore ha mostrato una maggiore sensibilità verso un fenomeno preoccupante e in crescita nel nostro paese: quello della violenza domestica e di genere.
Da ultimo, la Legge n. 69 del 19 luglio 2019 (c.d. “Codice Rosso”) ha introdotto nel nostro ordinamento una serie di novità di diritto penale sostanziale e processuale, con l’intento di garantire una maggiore tutela nei confronti delle vittime di violenza.
In breve (e in maniera acritica), tra le novità più rilevanti è stata prevista una vera e propria corsia preferenziale (non priva, tuttavia, di difficoltà applicative) per favorire un iter più veloce rispetto all’avvio dei procedimenti penali per talune fattispecie di reato [tra cui i maltrattamenti in famiglia, gli atti persecutori (c.d. stalking) e la violenza sessuale].
Sono stati introdotti nel Codice penale quattro nuovi reati: il delitto di costrizione o induzione al matrimonio o unione civile (art. 558 bis c.p.); il delitto di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (art. 583 quinquies c.p.); il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate [(art. 612 ter c.p.) c.d. “revenge porn”]; il delitto di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (art. 387 bis c.p.).
È stato previsto inoltre un inasprimento del trattamento sanzionatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia, di atti persecutori e di violenza sessuale (il cui termine per la proposizione della querela è stato aumentato da sei mesi a dodici mesi).
Ciò premesso, la condizione di “isolamento” nelle proprie abitazioni e la convivenza forzata imposta dalle misure adottate dal Governo in questi mesi, hanno certamente contribuito all’aumento dei casi di violenza domestica e di genere.
Il fatto che dai dati diffusi sembrerebbe non vi sia stato un significativo incremento delle denunce in relazione alla commissione di determinati reati, getta in realtà una luce oscura su un fenomeno preoccupante che ha trovato nel lockdown il suo migliore alleato.
È da ritenere infatti che le vittime di violenza – già assoggettate psicologicamente all’autore delle condotte di reato e sotto il suo costante controllo – abbiano avuto maggiori difficoltà a poter comunicare liberamente con l’esterno. A ciò va aggiunto un fisiologico aumento dei casi di violenza assistita da minori, a causa della loro costante presenza in casa per la chiusura delle scuole, per l’impossibilità di fare attività all’aperto e di praticare sport.
Non meno preoccupanti sono però in tal senso i possibili effetti del post lockdown o dei lockdown “parziali”, tenuto conto del notevole impatto economico e sociale che le misure di contenimento della diffusione del virus continueranno ad avere nei mesi a venire.
La perdita di migliaia di posti di lavoro e l’aumento della disoccupazione andranno a colpire maggiormente (come purtroppo sempre accade) i contesti sociali più svantaggiati, aumentando le tensioni all’interno dei nuclei familiari e favorendo così il nascere di episodi di violenza tra le mura domestiche.
In questo momento storico così difficile e complesso sul piano sociale, resta più che mai fondamentale portare a conoscenza della pubblica Autorità i fatti delittuosi, al fine di consentire la tempestiva attivazione delle tutele offerte dal nostro ordinamento in favore delle vittime di violenza.